Siamo in un periodo di difficoltà, c'è bisogno di riforme e il governo riesce a varare una legge che ottiene l'appoggio di praticamente tutte le forze politiche: 381 favorevoli, 30 contrari, 14 astenuti. Solo 30 deputati non hanno capito l'importanza della riforma e hanno votato contro. Finalmente niente guerre o battaglie, tutti d'accordo.
PD, FI e Ms5 si scontrano su tutto, ma poi per fortuna su questi temi importanti si mettono d'accordo.
Di cosa parliamo? Province? No. L'abolizione delle province sembrerebbe essere stata una falsa. Senato? No. Allora sicuramente parliamo del lavoro? No. Un aiuto alle famiglie? Ma certo che no. Giustizia? si. Oh finalmente, e che cosa? Processi più brevi. O menomale non se ne poteva più di processi così lunghi che poi finiscono in prescrizione. Si ma qui si parla del divorzio non di tutti i processi.
Speravo in una notizia migliore, ma andiamo a vedere cosa prevede questa legge che ha visto la cooperazione della nostra classe politica. Prevede una bocciatura alla separazione di tre anni prima di chiedere il divorzio. Il termine scende a 12 mesi per la separazione giudiziale, a 6 mesi per quella consensuale, e il termine decorre dalla notifica del ricorso.
Di cose da accelerare ce ne sono tante nella nostra Italia, cosa siamo andati ad accelerare? L'unica cosa in cui un momento di riflessione non può che aiutare. Questo fa vedere, al di là delle parole, quanto è importante il matrimonio e la famiglia per i nostri politici. Per divorziare era previsto un periodo minimo di attesa di tre anni da quando i coniugi, presentata la domanda di separazione, compaiono davanti al presidente del tribunale. La nuova legge aveva ridotto questo periodo a un anno o a nove mesi in caso di procedimento consensuale e assenza di figli minori. Ma dopo le modifiche approvate in commissione mercoledì 14 maggio, invece, la norma riduce il tempo di attesa del divorzio consensuale a soli sei mesi, a prescindere dall’età dei figli
All’agenzia Zenit, il presidente del Forum delle associazioni familiari, Francesco Belletti, ha detto che «all’insegna del tutto e subito si vuole cancellare di fatto i tempi di riflessione destinati al tentativo di salvare la famiglia e non si prevedono norme a tutela delle parti più deboli (uno dei coniugi e soprattutto i figli) o forme di assistenza alle famiglie in crisi». «Nessuno – ha detto ancora Belletti -, nel corso della discussione, si è mai chiesto come aiutare le famiglie prima della crisi con adeguati servizi di assistenza alla coppia ed alla famiglia, con consultori, servizi di accompagnamento psicologico, interventi di crisis management e di mediazione familiare. Sembra quasi che la stabilità coniugale che pure a parole è definita un valore e un bene comune da promuovere e tutelare, di fatto venga considerata un optional. Conseguenza è che non si fa nulla per evitare la dissoluzione delle famiglie che è un vero e proprio dramma sociale»
Tempi.it sul tema ha intervistato Massimiliano Fiorin, avvocato e autore del libro La fabbrica dei divorzi. Il diritto contro la famiglia. «Tutta questa fretta è ingiustificata. Non c’è tutta questa pressione, non c’è questo esercito di coppie che vogliono divorziare ma sono costrette ad aspettare. In più del 60 per cento dei casi i coniugi non divorziano appena sono passati i tre anni, ma restano separati a tempo indefinito. E le ragioni per un simile atteggiamento non mancano». In secondo luogo, che bisognerebbe, invece, aprire una discussione sulle conseguenze che la legge sul divorzio ha avuto sulla società italiana, quarant’anni dopo la sua approvazione. Così si scoprirebbe che «ha causato una perdita di valore del matrimonio, un aumento delle violenze legate alle separazioni, danni gravi allo sviluppo psicofisico dei figli, molto più gravi rispetto a quelli prodotti a un bambino da una situazione conflittuale in casa, e il dramma dei padri separati, che sono la prima categoria dei nuovi poveri».
Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, non nasconde la sua preoccupazione "Come prete incontro tante famiglie con problemi. Di questo passo, con il divorzio veloce quante famiglie si sarebbero sfasciate. E invece la riflessione, il più delle volte, mi porta a dire che farebbe prevalere il buon senso e porterebbe a risolvere i tanti problemi che comunque ci sono".
Andiamo ora come al solito a dare un tributo ai pochi che hanno cercato di difendere questo valore che si chiama famiglia:
I DEPUTATI CONTRARI ALLA LEGGE dal sito vitanuovatrieste.it
1. Binetti (Per l’Italia)
2. Borghesi (Lega Nord)
3. Bossi (Lega Nord)
4. Bragantini Matteo (Lega Nord)
5. Busin (Lega Nord)
6. Buttiglione (Per l’Italia)
7. Calabrò (Ncd)
8. Caon (Lega Nord)
9. Caruso (Per l’Italia)
10. Cera (Per L’Italia)
11. D’Alia (D’Alia)
12. Fauttilli (Per l’Italia)
13. Fedriga (Lega Nord)
14. Galati (FI)
15. Gigli (Per l’Italia)
16. Guidesi (Lega Nord)
17. Marazziti (Per l’Italia)
18. Marguerettaz (Autonomie Valle D’Aosta)
19. Minardo (Ncd)
20. Pagano (Ncd)
21. Palmieri (FI)
22. Prataviera (Lega Nord)
23. Roccella (Ncd)
24. Romano Francesco Saverio (FI)
25. Rondini (Lega Nord)
26. Santerini (Per l’Italia)
27. Sberna (Per l’Italia)
28. Squeri (FI)
29. Vella (FI)
30. Vignali (Ncd)
Non si vedono esponenti di PD e Ms5 che sono quelli che hanno avuto più voti nelle ultime elezioni europee. E questo è grave. Torniamo però a chi ha votato per difendere la famiglia: 9 deputati di Per l'Italia 8 della Lega Nord, , 5 del Nuovo Centro Destra, 5 di Forza Italia.
L'unico partito ad aver votato in maniera compatta contro questa legge è stato Per l'Italia. Negli altri partiti solo alcuni si sono distinti. Ci dovremmo allarmare (ma in realtà dovevamo farlo già da un po' di tempo) visto che i primi due partiti (PD e Ms5) sono stati compatti nel votare lo sfascio della famiglia, se poi andiamo a vedere che nel terzo partito (FI) solamente 5 deputati su 67 hanno votato contro questa legge, l'allarme è ancora più grande. Solamente questi tre partiti insieme hanno avuto il 78,79% dei voti.
Fratelli d'Italia? Il partito a favore della famiglia? Dove è finito? Il Nuovo Centro Destra? Al governo e al parlamento è riuscito a produrre solamente 5 voti contrari su 29 deputati.
Due domande rimangono fisse nella mia testa:
-
Ma possibile che siano così poche in Italia le persone a cui sta a cuore la famiglia?
- Ma i cattolici dove sono finiti? Chi votano? Quando torneranno a considerare la politica un terreno loro congeniale?
di Massimiliano Salerno