Nel 2011, anno del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia, ci sono state le luminarie tricolori; nel 2012 quelle monocolore bianco. Nel 2013, invece, il tappeto luminoso di un chilometro e mezzo che da piazza Venezia arriva a piazza del Popolo, percorrendo tutta via del Corso, sarà caratterizzato da strisce rosse che virano al viola, a ricordare il tradizionale “raimbow flag” del movimento omosessuale. Roma decide di distinguersi nel politicamente corretto, omaggiando in questo modo i due ragazzi suicidatisi negli ultimi mesi per episodi riconducibili al bullismo di stampo omofobo.
Il tappeto arcobaleno ricorda anche la bandiera della pace, tanto per accontentare i buonisti più esigenti.
Chissà che non sia un’idea della nuova giunta comunale, guidata dal sindaco Ignazio Marino, per far capire ai romani che anche nella capitale d’Italia “il vento è cambiato”. La scelta coreografica di “Roma si mette in luce”, questo il nome dell’iniziativa, risulta infatti in netta contrapposizione rispetto a quelle adottate durante la precedente legislatura, anche se dal punto di vista organizzativo c’è continuità: l’appalto è stato infatti affidato per il terzo anno consecutivo alla società dell’imprenditrice Laura Rossi, la stessa su cui ha optato nel 2011 e 2012 la giunta Alemanno.
Ci sarà probabilmente discontinuità, invece, nelle proteste: se nei due anni precedenti non sono stati pochi quelli che hanno avanzato dubbi sui costi eccessivi, stavolta criticare le spese del Comune sarà più difficile. Chi oserebbe mai chiedere quanto sia costato alle casse del Comune, quindi dei cittadini, l’allestimento di una illuminazione gay-friendly? Si rischia di essere accusati di omofobia o di intolleranza. Via libera all’arcobaleno del movimento omosessuale e della pace, allora. Purché qualcuno si ricordi che il bullismo non è un problema che colpisce solo gli omosessuali né si risolve con le luminarie. E, soprattutto, che esistono anche suicidi per altri motivi, in primis economici, che meriterebbero altrettanta considerazione.
Fonte: Qelsi.it